HAAS-LOLA THL1 Hart Turbo

   Nonostante l'apparente disinteresse degli “americani” per la Formula 1 negli anni '80, giustificato forse dall'estrema diversità delle corse sugli ovali rispetto ai più tradizionale circuiti europei, un occhio di riguardo per la “massima serie a ruote scoperte” viene sempre riservato da personaggi illustri del motorsport d'oltreoceano. Senza rincorrere troppo il passato, solo dalla metà degli anni '70 si assiste alla comparsa di team come Parnelli, Penske e soprattutto Shadow, alcune dei quali ottengono buoni risultati o hanno la fortuna di annoverare tra i loro piloti nomi di spicco, uno su tutti Mario Andretti, italiano di origine ma americano di passaporto, che riesce addirittura a diventare Campione del Mondo con la Lotus nel 1978. Il richiamo della maggiore notorietà della Formula 1 a livello mondiale, le serie americane sono seguitissime nel territorio statunitense ma faticano ad avere proseliti al di fuori del continente americano, richiama nella metà degli anni '80 l'ennesimo team-owner americano a tentare l'approdo nella massima serie. Si tratta questa volta di Carl Haas che nulla ha a che vedere con Gene Haas, attuale team-owner dell'omonimo team che dal 2016 corre in Formula 1.

LOLA-HAAS THL1, Alan Jones, Brands Hatch GP d'Europa

   Carl Haas infatti è stato un pilota professionista nelle corse americane degli anni '60 per poi diventare rivenditore esclusivo sul territorio statunitense dell'inglese Lola Racing Cars. Nel 1983 con l'attore appassionato di corse, Paul Newman, fonda la scuderia di formula CART Newman-Haas con la quale negli anni successivi piloti del calibro di Mario Andretti, Nigel Mansell, Criastiano da Matta, Michael Andretti e Sebastien Burdais conquisteranno il titolo americano. Nel 1984, grazie ai fondi garantiti dal gruppo alimentare americano Beatrice Foods , Haas convince la Lola a costruire un telaio in monoscocca di carbonio e pannelli honeycomb di alluminio, intorno al quale realizzare una Formula 1 assemblata dalla società americana FORCE (Formula One Race Car Engineering) per correre nel mondiale di Formula 1 nella stagione 1985. La vettura viene progettata da Neil Oatley, già designer in Williams fino al 1984. e John Baldwin, anch'egli con precedenti in Ensign, Shadow e Theodore, cha realizzano una monoposto dalle linee molto pulite con un musetto di forma conica, fiancate piuttosto lunghe con i radiatori al loro interno posizionati in posizione avanzata per poter rastremare il posteriore, e soprattutto un cofano motore molto basso e filante, che ricorda le vincenti Brabham BT49. La vettura viene chiamata THL1 (Team Haas Lola 1) e non avendo ancora a disposizione il turbo Ford ancora in fase di progetto, per il campionato 1985 il team statunitense ripiega sul turbo Hart 415T, che però eroga solamente 750cv, circa un centinaio in meno della concorrenza, abbinandolo al cambio di derivazione Hewland ma sviluppato dalla stessa FORCE che già realizza il resto della monoposto.

LOLA-HAAS THL1, Alan Jones, Brands Hatch GP d'Europa

   Per pilotare la THL1, la scuderia americana convince il veterano Alan Jones a tornare in Formula 1 e mettersi al volante della nuova vettura che scende in pista solo nel dodicesimo appuntamento stagionale in occasione del Gran Premio d'Italia sul circuito di Monza, dove peraltro ottiene un tempo di ben 10” più alto della pole di Senna. In gara Jones è costretto al ritiro dopo soli sei giri per problemi al motore. Stessa sorte anche nel successivo Gran Premio d'Europa a Brands Hatch, mentre nell'ultima prova stagionale sul circuito di casa per l'australiano Jones, la THL1 mostra doti inaspettate riuscendo a risalire fino al sesto posto prima di dover subire l'ennesima rottura meccanica. A causa dei ritardi nello sviluppo del motore Ford destinato alla nuova THL2, la THL1 viene utilizzata ancora nelle prime gare del 1986.



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